Blood on Ice - sangue sul ghiaccio -

ZAIRE:

Si toccò il petto barcollando. Pochè gocce di sangue erano fuoriuscite dalla ferita infertale dalla cacciatrice e adesso erano macchie scarlatte sul bianco vestito che ancora indossava. Aveva il respiro accellerato, le labbra asciutte e il volto più bianco di quanto non lo fosse già.
Sentiva le mani tremarle lievemente. Era questo allora. Un vampiro, un immortale, provava pura paura nei confronti di questo... la morte.
Alzò lo sguardo verso Willow ed una lacrima le scese sul viso mentre piccoli spasmi le perquotevano il petto.
"Mi...mi dispiace."
Ansimò. Questo era veramente troppo! Aveva deluso i ragazzi, cantato con Luthien totalmente soggiogata dalla sua presenza, aveva ferito Xander enormemente, era arrivata a desiderare che uno dei due morisse pur di rendere le cose più semplici, aveva visto gli uomini che amava fronteggiarsi e una verità orribile era emersa a rendere tutto ancor peggio di quanto già non fosse.
Fece un passo esitante verso la cacciartrice tentando di ritrovare equilibrio e solidita. Quando si rese conto che era in grado di avanzare senza troppi problemi le si inginocchiò accanto, l'affetto e nascose la sua testa nell'incavo del collo.
"Mi dispiace" sussurrò nuovamente "L'Organizzazione aveva ordinato di uccidere qualsiasi lycan. Non importava fossero buoni, cattivi, aggressivi o pacifici. Era una questione di numero. I cacciatori sparivano giorno dopo giorno e i lupi aumentavano. Ci fu una crisi generale e avevamo l'ordine di attaccare a vista. Senza rimorsi, senza scrupoli. Assassini Willow. E' questo che siamo! Non solo cacciatori, non solo streghe, negromanti o quant'altro...siamo sicari. Questa probabilmente è la differenza tra noi e te."
Ritrovò finalmente la sua compostezza, la sua voce tornò ad essere fredda e suadente come quella di qualsiasi succhiasangue, lo sguardo impenetrabile e profondo allo stesso tempo.
"Non ho mai conosciuto i miei genitori umani e non ho mai conosciuto il mio Creatore. Fui trasformata a 19 anni e la mia mente venne cancellata per poi essere nuovamente plasmata. E' come se non fossi mai stata altro che un vampiro ed una cacciatrice. Uno strumento, una macchina da guerra... allevata ed istruita per uccidere senza nessuna pietà. Eppure devono aver sbagliato con noi Willow... perchè non potremmo amare e invece ne siamo capaci. Ciò che mi lega a Xander mi rende maggiormente degna di tortura e morte di quanto non faccia l'essere una specie di ibrido. -L'amore è debolezza- è questo che ci hanno sempre detto. Tu mi conosci così, mi conosci adesso. Se fossi arrivata a me, a noi anni e anni fa non avresti scorto nient'altro che freddezza, desiderio d'uccidere, ferocia, crudeltà. Se provi odio nei nostri confronti è comprensibile, se desideri la nostra morte anche... ma spero che potrai accontentarti della mia perchè non sopporterei di sapere lui "disse indicando Xander "morto..."

ZAIRE:

Si sentì mancare nuovamente ma non lo diede minimamente a vedere.
Una ferocia bestiale l'assalì, qualcosa che non apparteneva alla sua natura di vampira. Il lupo dentro di lei ringhiava.
"Zaire, sappi che se mia lo incontrerò da sola io lo ucciderò"
Le parole di Willow le risuonarono nella mente.
Voleva uccidere Luthien, il SUO Luthien! Non poteva permetterlo, nessuno avrebbe potuto! Osservò per un attimo l'altra donna. Tutto dentro lei urlava di attaccarla, di ferirla, d'ucciderla.
L'istinto animale, senza umana ragione, voleva il suo sangue... per proteggere colui che amava.
Scosse la testa.
"Cosa cazzo sto pensando!" esclamò tra se e se.
La bestia che portava dentro si acquietò pur rimanendo pronta a scattare. Adesso lo sapeva. Non voleva che lui morisse. Lo odiava...ma lo amava anche disperatamente. Se Luthien o Xander fossero morti lei sarebbe morta con loro.
Si avvicinò a quest'ultimo, turbata dal suo silenzio, si sollevò sulle punte per raggiungere la sua altezza e posò un delicato bacio sulle sue labbra... e scomparve seza lasciare traccia.

Si rimateriallizò nel vicolo che avevano lasciato poco prima. Luthien era ancora nei paragi, ne sentiva l'odore.
Seguì la scia e ben presto vide la sagoma del lycan in lontananza.

LUTHIEN:

Si arrestò. Qualcuno lo stava osservando e una ventata d'aria proveniente dalle sue spalle fece si, tramite l'odore che portava, che sapesse anche di chi si trattasse.
Si voltò su se stesso e sorrise con la consueta espressione insolente e deridente.
"Ciao vampira!" le disse con tono canzonatorio.

ZAIRE:

"Lascia da parte questo squallido modo di porti Luthien non sono venuta qui per prenderti a calci in culo."

LUTHIEN:

"A no? E cosa vuoi allora?" rispose con un basso ringhio.

ZAIRE:

"Voglio quello che tu vuoi..."

LUTHIEN:

Rimase allibito e immobile. Possibile che lei avesse davvero detto ciò che lui aveva sentito? Per la prima volta nella sua vita dubitò del suo udito.
"Scusa? Spiegati donna!"

ZAIRE:

"Hai capito benissimo cane! Voglio quello che vuoi tu."
Rillassò i muscoli e sposto i lunghi capelli su una sola spalla lasciando scoperta l'altra e metà del collo.
"Voglio te."

LUTHIEN:

"SE HAI INTENZIONE DI GIOCARE ZAIRE SAPPI CHE QUESTO NON E' IL MOMENTO BUONO! SONO INCAZZATO E NON VORREI ROVINARE QUEL TUO BEL MUSETTO!"
Mostrò i denti affilati mentre il suo viso si contorceva in una smorfia di pura rabbia.

ZAIRE:

"Non sto scherzando affatto purtroppo. Io amo Xander, lui è il mio compagno, il mio uomo. Soffro delle sue sofferenze, gioisco delle sue gioie. Non sono capace di farne a meno e morirei se dovesse accadergli qualcosa... Ma tu... "

LUTHIEN:

Quel suo modo di parlare del pidocchio lo irritava.
"IO COSA?"

ZAIRE:

"Tu sei un bisogno, un desiderio, un impulso. Ti voglio con ogni fibra del mio essere. Ti odio tremendamente... e ancor più t'amo."

LUTHIEN:

La squadrò cercando tracce di menzogna in lei. Quello che stava accadendo era assurdo ed impensabile. Mise a fuoco la sua figura e la osservo con gli occhi del lupo. Un minimo accenno d'esitazione, una piccola smorfia, un'alterazione della sua energia o dell'aura...cercò qualsiasi cosa potesse confermargli che lei stava mentendo... ma non trovò nulla!
Allora le si avvicinò... lentamente e poi sempre più in fretta.
L'afferrò per il braccio e l'attirò a se. Con l'altra mano le fece delicatamente sollevare il viso tenendola dal mento. La guardò negli occhi.

ZAIRE:

Per la prima volta non scorse alcun segno di arroganza o crudeltà in lui. Il suo sguardo era serio, profondo, avvolgente, rassicurante.
Schiuse le labbra umide e socchiuse gli occhi. Resistere a lui era impossibile, qualsiasi cosa in Luthien le dava alla testa.

LUTHIEN:

Avvicinò piano il suo volto a quello della vampira. Le sfiorò le labbra con le sue torturandole con piccoli morsi senza procurarle alcuna ferita. Poi le loro lingue si incontratono, danzarono insieme, s'amarono.
Per la prima volta il lycan provò, nel baciare una donna, una potenza immensa mista alla più totale fragilità, un'inifinità gioia mista a dolore per non poterne avere ancora e ancora e ancora...

ZAIRE:

Si lasciò andare totalmente. Quel momento aveva assediato ogni sua notte, ogni suo sogno. Ciò che stava vivendo era magnifico... divino!
Avrebbe voluto che quel momento durasse in eterno.
Gli lanciò le braccia al collo stringendolo nel più passionale degli abbracci mentre le loro labbra non davano il minimo segno di volessi staccare.
Poi una lascrima purpurea le scivolò sulla guancia.
Alzò piano un braccio senza che lui se ne accorgesse ed una lunga spada d'argento si materializzò nella sua mano. Era un incanto complesso ma non aveva alcun dubbio, purtroppo, che le sarebbe riuscito nel momento del bisogno.
Con l'altro braccio lo strinse più forte a se baciandolo come mai aveva fatto con chiunque altro... e in un attimo, con estrema velocità, lo trapasso in pieno petto con la lama.

LUTHIEN:

Spalancò gli occhi. Un dolore immenso lo invase. Senti le gambe cedergli, le braccia tremargli. Sulla pelle sentì scorrere piccoli caldi fiumi, l'odore del sangue invase le sue narici.
Guardò Zaire boccheggiando e afflosciandosi al suolo lentamente. Ora tutto era chiaro... lei lo amava ma il suo amore era morte: aveva fatto una scelta da cacciatrice.

ZAIRE:

Si portò le mani alla bocca per trattenere i singhiozzi. Seguì il corpo di Luthien al suolo, inginocchiandoglisi vicino.
"Perdonami... pedonami..." era tutto ciò che riusciva a dire.
Le lacrime le sgorgavano copiosamente macchiandole ancor di più l'abito e perdendosi nel sangue di lui.
Gli prese una mano e gliela baciò tremando.
"Io ti amo... ti amo..."
Continuava a piangere, a gemere.

LUTHIEN:

Non riusciva a smettere di osservarla ma la sua vista era sempre più debole, più fioca. Non riusciva a provare niente se non dolore. Nessun sentimento di rabbia, di vendetta... sentiva il corpo e la testa bruciare, pulsare. Non aveva controllo, non aveva modo di reagire. La trovava bellissima mentre era piegata su di lui in lacrime. Una piccola goccia d'acqua scaturi dai suoi occhi ormai semi-chiusi.

ZAIRE:

Prima che se ne andasse, prima che morisse... si alzò ripetendo ancora infinite volte che lo amava, implorando perdono. Non voleva vederlo morto, non lo avrebbe tollerato.
Gli accarezzò il capo e si allontanò da lì più veloce che poteva seminando orrore e distruzione sul proprio passaggio fino a giungere al ponte in cui tempo prima Xander e il lycan si erano scontrati. Allora si sedette a terra e si lasciò annegare nella propria disperazione.

LA VECCHIA DELLE OSSA:

Avanzò barcollando verso il suo signore ancora steso a terra.
"Questo genere di cose si paga caramente, occorre un sacrificio" gli aveva detto. Ed eccolo, il sacrificio del sangue! Non bastava di certo l'uomo che aveva ucciso a ripagare il favore degli dei Oscuri.
Sorrise nel ripensare a quello che il cacciatore gli aveva detto poco prima. Mentire? Recitare? No.
Lo avrebbe potuto prevedere, questo era vero... ma l'amore che lo legava a Zaire gli impediva di agire in modo normale, da vero lupo, da vero capo.
Comunque non avrebbe permesso che lui morisse, come era successo a sua sorella Jara tempo prima.
Gli si inginocchio con fatica a fianco. Chiuse gli occhi e prese ad agitare il lungo bastone che teneva nella mano destra, facendo suonare gli strani maracas posti all'estremità.
Sussurri di parole arcane si diffusero.
La donna allontanò gli spiriti dal corpo morente del suo signore, guardò in faccia la morte come aveva già fatto tante e tante volte e l'allontanò. Estrasse la spada dal petto del lupo e applicò sulla ferita una maleodorante miscela d'erbe e sangue, lo baciò sulla fronte, sulle labbra e sul cuore. Poi invocò gli dei e dedicò loro il sangue che era già stato versato pregandoli di concedere la vita a Luthien.
Dopo un tempo che parve interminabile sorrise e chiamò i due lycan che l'avevano scortata e che erano rimasti in disparte.
Questi sollevarolo il corpo del loro capo addormentato e lo riportarono al covo. Lui non sarebbe morto quel giorno.

MARGARET:

Correva a perdifiato nelle strade della città inseguita dai lupi di Luthien. Probabilmente aveva scatenato la sua ira e ne era lusingata. Avrebbe voluto tornare da lui ma era determinata ad eliminare la vampira che voleva strapparglielo dalle mani. Non poteva permettere che questo accadesse, non poteva proprio. Lei era la sua "cagna", come i vampiri la chiamavano... lei godeva degli amplessi del suo capo, lei era la lupa più vicina a lui! Non avrebbe ceduto quel posto a NESSUNO!!!

L'ORGANIZZAZIONE:

Si resero presto conto di ciò che realmente era successo.
Xander e Zaire li avevano abbandonati, traditi! Questo era inconcepibile ed allo stesso tempo spaventoso. Erano potenti, i più potenti tra i cacciatori e questo li riempiva di terrore.
Una grande porta in mogano, pesante e lucida, si spalancò nel salotto della villa in cui sostavano le creature dell'organizzazione e la detenitrice delle chiavi.
Nathaniel fece il suo ingresso.
La sua pelle era trasparente più di quella di qualsiasi altro vampiro, i suoi occhi erano bianchi come i capelli, la sua pelle sottile e raggrinsita, il fisico asciutto e longilineo... e la sua aura devastante. Il potere che emanava era senza rivali e la sua potenza infinita.
Costui era il primo tra i vampiri, il più anziano, il più rispettato. Il capo dell'Organizzazione.
Il fatto che si fosse spotato dalle sue stanze personalmente non prometteva nulla di buono. Evidentemente i due l'avevano fatta più grossa di quanto sembrasse.