IPERICO:Al genere Hypericum appartengono alcune specie ornamentali ma la varietà più nota per le sue proprietà officinali è l'Iperico (Hypericum perforatum) detto anche erba di San Giovanni, Cacciadiavoli, Pilatro, Millebuchi, Erba dell´olio rosso, Erba trona...
È una pianta erbacea che può raggiungere i 130 cm, glabra, con fusto eretto percorso da due striscie longitudinali in rilievo. È ben riconoscibile anche quando non è in fioritura perché le foglioline, che in controluce appaiono bucherellate (da cui il nome perforatum), in realtà sono ricoperte da piccole vescichette oleose.
Le foglie sono opposte oblunghe. I fiori giallo oro macchiettati di nero (questi puntini se sfregati, tingono le dita di rosso) ai margini hanno cinque petali delicati e possiedono molti stami. Sono riuniti in pannocchie che raggiungono la fioritura massima verso il 24 giugno (ricorrenza di San Giovanni), da cui il nome popolare.
L'Iperico è posto sotto il dominio sia del Sole sia di Marte.
Il nome della pianta deriva dal greco e significa "contro i fantasmi": questo perché si credeva che l'erba respingesse gli spiriti maligni, i quali non potevano sopportarne l'odore. Ecco il perchè del nome popolare, "Cacciadiavoli"... e non deve stupire che fosse usata nei cerimoniali di esorcismo.
Con l'avvento del Cristianesimo, la pianta fu dedicata a san Giovanni Battista, ritenendo che l'olio dal colore purpureo che l'Iperico genera dai fiori e dalle foglie fosse il sangue del Santo.
Su questa pianta e sul Battista sono "fiorite" diverse leggende: una spiega il perchè dei puntini neri sui petali e dei forellini sulle foglie: i primi rappresenterebbero il sangue versato da San Giovanni Battista decapitato, i secondi le lacrime sparse da chi assistette alla scena.
Un'altra leggenda racconta che sia stato Satana, stizzito, a provocarli quando un rigagnolo del sangue di San Giovanni Battista appena decapitato aveva impedito alle legioni dei suoi adepti di irrompere sulla terra.
Ancora un'altra leggenda si collega a quanto riportato nella Bibbia: il Battista si nutriva di locuste e di miele selvatico e la leggenda dice che la pianta su cui gli insetti si posavano fosse proprio quella dell'Iperico.
La fama di Cacciadiavoli diffuse la credenza che dove cresceva non si potessero svolgere i sabbah delle streghe e che le streghe non possano nuocere a chi ne indossi un mazzolino.
Possiede proprietà divinatorie: dal modo in cui cresce è possibile prevedere se il futuro sarà buono o no.
Nel Medioevo, la notte della vigilia di san Giovanni (quella in cui tradizionalmente va raccolta la pianta), era costume dormire con un mazzolino d'Iperico sotto il cuscino, nella convinzione che, così facendo, il santo apparisse in sogno e proteggesse il dormiente dalla morte per un anno intero.
L'Iperico può essere portato come amuleto o appeso sopra gli stipiti delle porte o nelle stalle (in modo da scongiurare le fatture contro il bestiame).
Tenere dei rametti di Iperico fioriti sotto il materasso (specialmente dei bambini) protegge dal malocchio.
Metterne dei mazzi nel sottotetto protegge le abitazioni dai fulmini.
Quando si raccoglie l'Iperico, si scelga una pianta per ciascun membro della famiglia e poi la si appenda in casa: se una pianta non riusce a sbocciare, il membro della famiglia per cui è stata raccolta presto si ammalerà e morirà.
Se si raccoglie l'Iperico restando rigorosamente nudi, i rametti acquisiscono doti da utilizzare negli incantesimi per la fertilità.
Sempre durante la suddetta vigilia di San Giovanni, si usava danzare intorno ai falò indossavando coroncine di Iperico e, danzando, si lanciavano rametti della pianta per propiziare un raccolto abbondante e allontanare dal proprio bestiame malefici e malattie.
Ma chi voleva vedere le Streghe pronte a raggiungere il Noce (Signore, siete avvisate) doveva nascondersi nei pressi di un crocicchio indossando un mazzolino di Iperico a contatto con la pelle, una forca di legno di fico appoggiata sotto il mento ed i piedi immersi in un catino d'acqua; a mezzanotte in punto avrebbe potuto assistere al corteo delle Streghe in volo verso i luoghi della Tregenda.
Non viene riportato il numero delle streghe cadute dalle proprie scope per il troppo ridere dopo aver visto certe strane presenze ai crocicchi.
Sembra che i cavalieri medioevali fossero ammessi alle giostre soltanto dopo aver giurato di non indossare mazzetti di Iperico sotto l'armatura, poichè il potere magico della pianta li avrebbe protetti a scapito della loro effettiva bravura.
Mi è stato riferito che durante l'ultima Guerra alcuni soldati spalmassero l'olio di Iperico sulle canne dei fucili per assicurarsi una buona mira.
MIELE:[le api] sole hanno i figli in comune, case congiunte
a formare una città; vivono sotto leggi magnanime
e sole riconoscono una patria e sicuri Penati;
pensose dell'inverno che incombe, faticano d'estate
e mettono in comune il frutto della loro ricerca.
Infatti alcune sono preposte al vitto, e secondo un patto,
faticano nei campi: parte, nel chiuso della loro dimora...
altre conducono fuori i figli cresciuti,
speranza della stirpe; altre stipano purissimo
miele, e colmano le celle di limpido nettare.
Ad alcune tocca in sorte la vigilanza davanti alle porte
e a vicenda scrutano le acque e le nubi del cielo,
o ricevono il carico dalle venienti, o strette in schiera,
ricacciano dalle mangiatoie i fuchi, ignavo armento [...]
ognuna col suo compito [...]
a tutte un unico riposo, a tutte un'unica fatica.
Virgilio Il miele nettare considerato prezioso come l’ambrosia degli dei, richiama ai sensi, dolce e soave alla memoria, rugiada del cielo, antico come le tracce della terra.
Rievocano il miele parole come "melos", cioè "canto, danza, musica"; ma anche lo stesso vello d'oro degli Argonauti, le dolci Ninfe e le Naiadi che il grande poeta greco Callimaco ha posto nel divino mondo animistico della tradizione popolare greca.
La parola Miele la troviamo nel latino "mel-mellis", nel greco "meli-melitos" e nei vocaboli dell'area albanese e celtica; ma soprattutto nella lingua accadica come "melu, mellu, wellu" che derivato dal verbo "elelu", secondo la legge linguistica semita - che fa derivare sostantivi e aggettivi dal verbo - mette una "m" prima del verbo dal quale deriva... "Elelu" significa "essere puro, liberato dalle scorie".
La presenza di un 'ape in una stanza è annunciatrice di buone notizie.
"Ape" è una parola antichissima, per molto tempo ritenuta senza etimologia e considerata quindi di origine sconosciuta.
Numerosi oggetti di culto recuperati dagli archeologi dimostrano che l'ape era venerata in tutta la Grecia antica. Le caste d'api erano associate ai culti di fertilità: le Melisse, sacerdotesse della Grande Madre, avevano l'ape come simbolo. In greco "Melitta, melissa" significa "ape".
La Dea Madre, conosciuta anche come "Ape Regina", veniva celebrata a primavera con riferimento all'annuale rinnovarsi della natura.
L'ape simboleggiava anche l'eloquenza umana ed il potere che essa può esercitare: una leggenda narra che uno sciame d'api depose sulle labbra di Platone un favo.
Al miele furono associati numerosi miti, tra i quali quello secondo cui sulla tomba del famoso medico greco Ippocrate progenitore della medicina occidentale, nidificarono le api, producendo un miele miracoloso. Ippocrate, in vita, utilizzava il miele come unguento prediletto, mescolato all’acqua e all’aceto, per curare differenti affezioni.
Si narra che Democrito sia giunto alla rispettabile età di 109 anni facendosi in vita rispettoso della sua prescrizione: "Miele all'interno ed olio all'esterno".
Una delle prime testimonianze dell’uso del miele viene da graffiti rupestri che risalgono al 6000 a.C.
L’uomo neolitico, pare, allevava api anche se il merito di un’apicoltura perfezionata va agli Egizi che scoprirono l’utilità del miele nelle imbalsamazioni.
Gli antichi riconoscevano al miele grezzo proprietà che poi la scienza avrebbe confermato: antisettiche, fortificanti, calmanti.
Nel mondo greco-romano erano noti gli effetti cicatrizzanti, tonificanti e la sua utilità nelle affezioni intestinali e auricolari.
L’origine della parola Miele sembra risalire ad epoche antichissime , e lo troviamo anche tra gli ittiti popolo orientale.
I Sumeri ci hanno tramandato ricette a base di miele: creme di bellezza fatte con l’argilla, acqua miele ed olio di cedro.
Il miele viene profumato da sostanze aromatiche date dai fiori, per cui, secondo la predominanza dell'una o dell'altra specie di fiori nelle vicinanze dell'alveare, le api producono vari tipi di miele.
È interessante sapere che l’ape bottinatrice colei che cerca e raccoglie nettare dai fiori, informa le compagne dei siti più succulenti compiendo una specie di rito, una vera e propria danza circolare.
In diverse stagioni, a seconda dei luoghi e delle colture, si ottengono qualità diverse:
miele di prato, di bosco, di brughiera, di monte, di acacia, di tiglio, di lavanda, di rododendro, di rosmarino…
Molte sono le ricette che si tramandano, dagli albori, e che hanno come ingrediente essenziale il miele: ricette golose e aromatiche per la cucina, ricette di bellezza (maschere per il viso e per le mani, capelli, bagni rilassanti e nutrienti per l’epidermide).
Sono inoltre molti rimedi efficaci naturali a base di miele, utilizzati per la cura di mal di gola, febbre, ascessi, insonnia e piccole ferite. Si conosce il miele come elemento dall’alto potere cicatrizzante e antisettico.
Il miele di tiglio ha un buon odore aromatico, ed è un buon dolcificante per le tisane, ha ottime qualità soporifere, ideale per i bambini, per chi è soggetto a nervosismo, e per alleviare i disturbi femminili.
Il miele di castagno è scuro e denso, e dal sapore amarognolo. Ottimo caricatore di energie per le persone anziane e gli inappetenti, per l’alto contenuto di sali minerali che vi sono presenti.
Il miele di edera ambrato e delicato nel sapore è un ottimo rimedio per curare le cistiti, in quanto favorisce la diuresi e l’eliminazione delle scorie.
Il miele di acacia con il suo colore trasparente, la sua forte carica dolce e delicata è il miele più indicato da utilizzare in cucina in quanto non altera il gusto delle pietanze, non intorpidisce le bevande (come dolcificante per le tisane per il te ed ottimo per il caffé) Questo miele è un buon tonico, e “rafforza gli intenti”. È il miele più adatto ai bambini, per le affezioni che contraggono nella stagione fredda (raffreddore, mal di gola, tosse) e è utile a coadiuvare la guarigione da infiammazioni intestinali.