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 Se la Chiesa perdona il tradimento

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g0rka
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Se la Chiesa perdona il tradimento Empty
MessaggioTitolo: Se la Chiesa perdona il tradimento   Se la Chiesa perdona il tradimento EmptyMar Dic 16, 2008 11:45 am

Il cardinale di Genova ai fedeli: occasioni di emozioni nuove, siate tolleranti . Le reazioni


MILANO — Siete stati traditi? Perdonate, perdonate, perdonate: che cosa sarà mai una scappatella? Non lo suggerisce la saggezza antica e neppure l'amico/amica ultrarealista, ma il cardinale di Genova e presidente della Cei Angelo Bagnasco, che in nome dell'unità familiare rispolvera la collaudata virtù della pazienza e nella sua lettera pastorale 2008-2009 invita in sostanza mariti e mogli traditi a chiudere un occhio sulle corna.

E così la Chiesa è ancora una volta capace di fare scandalo anche quando dice cose in fondo ovvie, d'altra parte Bagnasco stesso proviene da quella scuola ecclesiastica genovese che si è dimostrata all'avanguardia sul fronte della rottura comunicativa: in un incontro informale di qualche tempo fa proprio il suo predecessore Tarcisio Bertone, oggi Segretario di Stato, lo aveva anticipato dicendo con un sorriso che bisogna saper perdonare, anche se non proprio settanta volte sette, come ha sempre voluto il Vangelo. Nella lettera alle pecorelle della sua diocesi, di cui ha dato notizia Il Secolo XIX, Bagnasco riconosce ora che «le occasioni di altre sponde disponibili che promettono emozioni nuove sono presenti ovunque», e che bisogna saper esercitare tolleranza prima di risolvere tutto con una separazione. La famiglia prima di tutto, dunque, anche prima della fedeltà nel matrimonio.

E infatti il testo di Bagnasco, nel quale secondo il direttore di Famiglia Cristiana don Antonio Sciortino riecheggiano tratti della prima enciclica di papa Benedetto XVI (Deus Charitas est), non si rivolge solo ai credenti. Sciortino lo vede anzi quasi come un appello più generale, «di fronte ai tanti legami familiari che oggi si spezzano con leggerezza, a tornare a un amore più solido che non ceda alle tentazioni che ormai ci arrivano da ogni parte». E proprio questo è stimolo di riflessione per credenti e non, «in una società che ha banalizzato e mercificato l'amore e lo stesso legame familiare, con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti. Insomma ci dà anche qualche dritta per imparare ad amare». Non aiuta in definitiva a salvare solo il matrimonio, ma anche a salvare l'amore: e su questo Camillo Langone, brillante corsivista del Foglio (e prossimo autore di una Guida alle Messe) costruisce la teoria della differenza fra emozioni (in sostanza la scappatella) «che sono effimere e che oggi maciniamo a ritmi ossessivi, e amore, che implica durata, scommessa, costruzione».

Accoglienza con poca meraviglia, quindi, nel fronte cattolico, della lettera pastorale: «Mi meraviglio semmai della meraviglia, vuol dire che, per quanto Paese cattolico, conosciamo ben poco del Cristianesimo, che ha sempre predicato il perdono come legge fondante» dice Marina Corradi, firma del quotidiano cattolico Avvenire. E su questo concorda da sponda laica la grecista Eva Cantarella: «Non mi fa impressione, non mi pare neppure un'apertura vera, mi pare piuttosto che la Chiesa cerchi di salvare il salvabile». Anche se non si tratta di una rivoluzione, è certo però che la tradizionale politica dell'indulgenza cattolica veniva perlopiù esercitata a posteriori, nei confessionali, e non predicata in anticipo, e perdipiù con autorevole pronunciamento ex cathedra: non c'è rischio che scoppi la sindrome del liberi tutti, sicuri — peccatori e peccatrici — di poter contare sul perdono preventivo? «No, nessun pericolo, e soprattutto nessuna novità dal punto di vista della dottrina, perché per la Chiesa il tradimento resta peccato grave» risponde Marina Corradi. La novità non sta quindi sul piano della dottrina, ma è tutta sul piano comunicativo, sta, come sostiene il politologo don Gianni Baget Bozzo, «nel linguaggio con cui la Chiesa si adegua ai tempi, e si confronta con la concretezza della realtà, l'irrompere del sesso, dell'ostensione dei corpi e della loro bellezza: ovunque c'è prevalenza dell'estetica sull'etica, quasi una nuova forma di paganesimo». E su questo tentativo di colpevolizzare l'antico non concorda Eva Cantarella: «Il corpo greco era tutt'altro, era quasi divino, idealizzato, non aveva nulla della volgarità contemporanea».


Corriere della Sera
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